Samtosa – appagamento, contentezza
«Dall’appagamento (deriva) la felicità suprema»
Yogasutra 2,42
SAMTOSA la seconda di 5 virtù di NIYAMA: comportamenti e osservanze
L’aforisma in questione ci dice che l’essere appagati porta alla felicità.
Si è disposti ad adottare qualunque mezzo pur di soddisfare i propri desideri e raggiunto lo scopo ecco farsi avanti un altro desiderio da soddisfare e nel frattempo le nostre ambizioni non lasciano spazio a momenti di serenità e lietezza, quando invece tutto ciò che siamo e che possediamo nel momento presente è tutto ciò che dovremmo desiderare. Avere delle aspirazioni è lecito, ma spesso l’ambizione spinge a desiderare il superfluo.
La felicità non dipende dalla realizzazione dei nostri sogni; la gioia, la soddisfazione sono indipendenti da cause esterne. La felicità è già parte dell’essere, purché si attivi la qualità innata della facoltà di osservare al di sopra di ogni giudizio, per evolverci nella dimensione della comprensione al di là del corpo e della mente al fine di sperimentare la pace nell’immensa forza del silenzio: il luogo della contemplazione ove si schiude il seme dal quale germoglia e fiorisce intensa allegria e delizia.
Yogananda: “…Cercare felicità all’esterno di noi stessi è come cercare di prendere al laccio una nuvola. La felicità non è una cosa della mente…. essa non dipende da vittorie esterne, ma interne. Spesso noi continuiamo a soffrire senza fare uno sforzo per cambiare; ecco perché non troviamo pace durevole e appagamento…”
Samtosa è una virtù molto importante, è l’accontentarsi, ma ciò non ha nulla a che vedere con la passività, l’inerzia, la rassegnazione, al contrario è uno stato mentale propositivo ove la semplicità e l’essenzialità costituiscono la modalità di espressione e di agire di coloro che hanno compreso l’arte di vivere.
L’insoddisfazione invece è il sintomo di una mente irrequieta, in balia dei propri sensi attratti continuamente verso gli oggetti esterni (situazioni e persone incluse).
La grande illusione che oscura la realtà, è quella di legare la felicità alla realizzazione dei propri sogni e al soddisfacimento dei propri desideri. Così facendo si generano continue esigenze che incatenano a situazioni, persone o cose sortendo un effetto a lungo andare di ripetuta insoddisfazione e dipendenza dal mondo materiale.
Tiziano Terzani dice: “…questo sistema è fondato sulla crescita dei desideri, c’è sempre un desiderio che per te è irraggiungibile e ciò rende tutti infelici.”….
I nostri sensi – troppo spesso sollecitati da un sistema economico che mette in luce dei simboli e dei modelli da seguire al solo scopo di far consumare di più – ci spingono verso tendenze che il più delle volte sfociano in vizi da soddisfare, costi quel che costi.
La gratificazione dei sensi è di breve durata, esaurito il piacere ciò che residua è l’insoddisfazione, motivo per cui permane il desiderio di rincorrere altri piaceri da soddisfare.
Comprendere il funzionamento delle dinamiche della psiche attraverso l’osservazione costante del contenuto della nostra mente quando pensiamo, parliamo, agiamo, fa di noi delle persone consapevoli, sagge e dunque libere.
Ove alloggia consapevolezza, che contraddistingue la vera forza interiore, viene meno l’abuso sensoriale.
Si ignora tra l’altro un particolare molto interessante da tenere bene in considerazione: si può verificare la situazione in cui la parte conscia di sé sia priva di desideri, ma ben nascosti nel subconscio innumerevoli desideri latenti, di cui non ne siamo consapevoli (giacciono in noi dal passato), attendono la situazione propizia per emergere esortando i nostri sensi a proiettarsi verso l’esterno. Pur non essendo consapevoli di tali desideri nascosti, essi producono un senso di scontentezza, irritazione, insoddisfazione e inquietudine interna. Ecco perché può talvolta accadere di sentirsi depressi senza una ragione oggettiva cui attribuire il nostro malessere.
Con l’appagamento dei sensi (Samtosa) ha termine il più comune dei disturbi: l’ossessione compulsiva di soddisfare tutto ciò che di desiderabile passa per la mente, semplicemente per il fatto che si smette di “desiderare”.
Osho: “Ovunque trovi appagamento, in qualsiasi azione, attualizzalo.”
“… Sentiti semplicemente appagato……se ti apri all’appagamento, se cogli i momenti felici, estatici, aprirai una finestra nuova sull’esistenza. Allora la tua mente cambierà e tu inizierai ad accumulare felicità e il mondo intero, quello stesso mondo, ti sembrerà diverso… ”
Samtosa è contentezza, è la condizione mentale che garantisce equilibrio, lucidità e serenità; i veri beneficiari della felicità suprema, sono coloro la cui mente è calma e stabile, determinazione e forza di volontà hanno sì, un ruolo importante per lo scopo, ma il merito è frutto soprattutto di un’autodisciplina costante e prolungata nel tempo.
Concludo con le parole di “Pierre Pradervand” (sociologo e scrittore), la cui citazione è a mio avviso un’icona che enfatizza il significato di appagamento “Samtosa”:
“Al risveglio, benedite la vostra giornata, poiché essa trabocca già di una abbondanza di beni cui la vostra benedizione permetterà di manifestarsi. Poiché benedire significa riconoscere il bene infinito che è parte integrante della trama stessa dell’Universo e che attende solo un segno da noi per manifestarsi.”