Asteya – Non rubare
«Quando si è fermamente stabiliti nell’onestà, ogni specie di gemma si presenta (allo yogi)»
Yogasutra 2,37
ASTEYA il terzo di 5 principi di YAMA: le leggi della vita.
Troppo spesso l’onestà risulta essere un valore scomodo sopraffatto dal desiderio di possesso.
Tale desiderio esorta talvolta ad appropriarsi delle cose altrui con l’illusione che acquisire e possedere sia fonte di gratificazione e felicità.
Asteya significa “non rubare”, non appropriarsi delle cose altrui, tuttavia il termine rubare nel suo significato letterale non è il solo modo di compiere il reato di furto. Il plagio è un esempio di forma indiretta di appropriazione indebita…
La modalità con cui ci si dedica alla disciplina dello yoga fa la differenza per sviluppare o meno una nuova coscienza. Esplorare la parte spirituale che dimora in noi invece di privilegiare soltanto l’aspetto fisico della pratica, è determinante per non sottrarre parte di sé a se stessi.
L’onestà è la virtù che dovrebbe rappresentare la naturale inclinazione dell’essere.
Rafforzare il senso morale, attraverso l’osservazione dei propri pensieri, sentimenti, delle proprie emozioni, per non macchiare la coscienza neppure con le forme più sottili di appropriazione indebita, la soluzione per la trasformazione verso ciò a cui l’uomo nuovo dovrebbe aspirare.
«Quando si è fermamente stabiliti nell’onestà, ogni specie di gemma si presenta (allo yogi)»
Le circostanze della vita saranno favorevoli a chi è fermamente stabile nell’onestà, garantendogli sempre e ovunque l’appagamento di tutti i suoi bisogni.
È la legge della vita scandita dalla giustizia divina ove l’armonia è il sostegno della sua realizzazione, che offre allo yogi – fermamente stabile nell’onestà – ogni sorta di ricchezza.