La pratica Yogica ha radici millenarie e si assume abbia avuto origine in India e giunta fino ai giorni nostri grazie agli insegnamenti tramandati da Maestro (Acarya o Guru) a discepolo (Sannyasin) nel corso degli anni.
Gli Yogasutra di Patanjali rappresentano l’opera letteraria più autorevole che si occupa di tutti gli aspetti dello yoga. Mancano fonti certe per datare con esattezza il periodo nel quale visse il filosofo Patanjali, si pensa all’incirca nel II secolo a.C., egli fu un grande Maestro spirituale e si ritiene sia stato il primo a codificare e mettere per iscritto gli insegnamenti fondamentali di questa scienza antica fino allora tramandati oralmente.
L’opera di Patanjali rappresenta un testo filosofico essenziale per il ricercatore spirituale (sādhaka) che desideri comprendere il senso della vita e conoscere sé stesso.
Il testo si compone in 196 sutra (versi, aforismi) suddiviso in quattro “pada” (capitoli):
- Samādhi Pāda (समाधिपादः)
Illustra il fine e lo scopo dello yoga: raggiungere lo stato di illuminazione (samadhi) per sottrarsi al ciclo continuo delle rinascite (samsara)
- Sādhana Pāda (साधानपादः)
La pratica da seguire: il Kriya Yoga e l’Astanga Yoga (gli otto stadi dello yoga)
- Vibhūti Pāda (विभूतिपादः)
Si descrivono i poteri che si acquisiscono mediante la pratica corretta dello yoga
- Kaivalya Pāda (कैवल्यपादः)
L’ultima sezione descrive la liberazione ovvero la meta finale raggiunta dallo yogi, che è quella di sperimentare la separazione fra spirito e materia
Nel primo capitolo (pada) il secondo aforisma (sutra) è il più importante di tutti; in quanto definisce la natura essenziale dello yoga e come realizzarlo, quindi lo scopo stesso della disciplina che sarà compreso solamente dopo aver studiato a fondo l’intera opera e messe in pratica le tecniche intrinseche, a conferma del fatto che la caratteristica congenita degli Yogasutra è di essere filosofia, tecnica e pratica.
L’aforisma in questione cita:
“yogas citta-vrtti-nirodhah”
“lo yoga è la soppressione (controllo) delle modificazioni della mente”
Il termine “Yoga” deriva dalla radice “yuj” che significa congiungere.
Si riferisce all’unione tra l’anima umana o “jivatma” con “paramatma” la superanima.
All’inizio l’anima era una sola, il jivatma (l’essere vivente/materia) si separò dal paramatma per godere del mondo materiale pur mantenendo dentro di sé la presenza/l’essenza dell’anima suprema (paramatma). Da qui il destino di ogni jivatma di dover compiere il ciclo evolutivo nell’universo per riunirsi al paramatma.
Il significato più esaustivo per il termine “Yoga” è dunque il processo di riunificazione di entrambi (jivatma e paramatma) entro un’unica coscienza.
“Citta” è la sostanza mentale che fa da sfondo, ovvero il campo dove avvengono le modificazioni della mente denominate “Vrtti”. Il citta è il mezzo attraverso il quale la coscienza si esprime, è errato definirlo in maniera superficiale semplicemente “mente”, in quanto quest’ultima esprime solo i pensieri, le emozioni, le intenzioni sulla scorta delle conoscenze acquisite e dei condizionamenti subiti nella vita presente e in quelle passate.
Con il termine “Nirodhah” viene indicato uno stato di “controllo”, “inibizione” e di “rimozione” (rispettivamente dallo stadio iniziale a quello più avanzato: il risveglio, l’evoluzione) delle modificazioni della mente (“vrtti”) in seno alla propria coscienza (“citta”).
Yoga significa dunque mantenere sotto controllo la propria mente mediante la consapevolezza nel gestire il processo mentale per realizzare lo scopo stesso dello Yoga: il Samadhi (illuminazione) e dunque conseguire la liberazione dai condizionamenti della materia e pervenire alla percezione che tutto è riconducibile a Uno, il ricongiungimento con l’assoluto.
Inno a Patañjali
योगेन चित्तस्य पदेन वाचां मलं शरीरस्य च वैदिकेन I
योपाकरो त्तं प्रवरं मुनीनां पतञ्जलिं प्राञ्जलीरानतोस्मि॥
YOGENA CITTASYA PADENA VACAM
MALAM SARIRASYACA VAIDYAKENA
YOPAKAROTTAM PRAVARAM MUNINAM
PATANJALIM PRANJALIRANATO’SMI
Il più nobile dei saggi, Patanjali,
che ci ha dato lo yoga per la serenità,
la grammatica per la purezza della lingua
e la medicina per la perfezione del corpo, io saluto.
(autore sconosciuto)