Satya

Satya – La verità

«Quando si è fermamente stabiliti nella veracità, il frutto (dell’azione) poggia soltanto sull’azione (dello yogi)»

Yogasutra 2,36

SATYA il secondo di 5 principi di YAMA: le leggi della vita.

L’energia primordiale, l’energia creatrice dalla quale ha preso forma il mondo manifesto è sancita dalle tre parole in sanscrito: “ Sat Cit Ananda”. Tale energia che permea appunto il mondo manifesto, è celata nella materia.

Il termine “celato” merita un po’ di attenzione, vedremo dopo di soffermarci qualche istante per fare chiarezza.

Dunque cominciamo dalla parola “Sat” (radice etimologica del termine “Satya”) che significa: essere, ciò che è, l’assoluto, il vero.

Il significato di “Cit” è: coscienza, comprensione, essenza.

Ananda” è: beatitudine, gioia, felicità.

L’espressione “Satcitananda” proclama che gioia, felicità e beatitudine dimorano in una coscienza veritiera.

La materia (essere umano incluso) è costituita delle stesse energie di cui è costituito l’universo generato dall’energia primordiale.

La coscienza dell’essere umano quando è pura riflette la coscienza divina che è “Satcitananda”.

L’ego, la personalità e tutto ciò che rappresentiamo con i nostri pensieri e le nostre emozioni lo mettiamo in luce ogni volta che entriamo in relazione con gli altri, ecco perciò l’importanza di prestare molta attenzione a ciò che portiamo nel campo delle relazioni sociali.

La sincerità espande la percezione e la coscienza, essa favorisce una corretta comunione con gli altri, mentre la menzogna in tutte le sue sfumature inquina, sporca e distorce la purezza dell’anima.

Essere sinceri sempre a qualunque prezzo è il mezzo per fare pulizia, per eliminare le impurità. La menzogna con tutte le sue varianti deve essere eliminata per poterci purificare, ripulire.

La moralità insita nella veracità rappresenta il codice etico alla base di una sicura crescita interiore, fonte della vera conoscenza (“Cit”).

Quando l’impurità della menzogna (motivo di disturbi mentali emotivi) viene distrutta, ciò che è nascosto nel subconscio e talvolta celato ancor più in profondità nell’inconscio, affiora in superficie fino alla coscienza di veglia. L’illuminazione spirituale segue manifestando la consapevolezza di sé e la Realtà viene rivelata. Il segreto della felicità, prima occultato dall’ego, dall’arroganza e dalla menzogna ora viene alla luce.

La conoscenza profonda e reale, la consapevolezza (“Cit”) dissolve il buio creato dall’ignoranza e ci permette di vivere con più serenità, gioiosi e felici.

Il Sadhaka (il ricercatore spirituale) dovrà praticare la veracità, essa è necessaria allo sviluppo dell’intuizione, dell’intelletto, dell’intelligenza. Per percorrere l’arduo sentiero del cammino spirituale, verso l’ascesa nell’acquisizione della conoscenza, è necessaria un’intuizione non offuscata, ma brillante e pura.

Un’intelligenza ben sviluppata è indispensabile per guidare l’uomo nelle difficoltà della vita. La sincerità è la chiave di svolta per affrancarci ad un’esistenza serena, mentre la menzogna più di ogni altra cosa rappresenta un grosso ostacolo, in quanto frena o peggio ancora blocca del tutto lo sviluppo dell’intelletto.

La verità dunque nel pensiero, nella parola e nell’azione, perché la verità rende liberi! Dal Vangelo secondo Giovanni 8.32: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.

«Quando si è fermamente stabiliti nella veracità il frutto (dell’azione) poggia soltanto sull’azione (dello yogi)»

Il significato di questo sutra (verso, aforisma) indica che la conseguenza delle azioni dello yogi – che vive nella veracità – produrrà con certezza inconfutabile i frutti dell’azione stessa. La buddhi (l’intelletto, la facoltà di comprendere) del ricercatore del vero, essendo purificata ed evoluta, riflette l’energia universale nella quale si possono intravedere passato, presente e futuro. Il ricercatore spirituale pesa continuamente ogni parola, ogni pensiero, così facendo egli purifica se stesso e quando l’intero sistema sarà purificato la volontà divina riflettendosi nella sua coscienza farà luce così che nulla potrà mai costituire per lui un mistero.

Concludo citando l’aforisma di Osho come la somma dei primi due principi di Yama (Ahimsā e Satya) :

L’amore ti rivela la verità che non sei il corpo.
Sei pura consapevolezza, senza una nascita e senza una morte.
E vivere in questa pura consapevolezza vuol dire vivere in armonia con la vita“.

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