Category : Approfondimenti

Meditazione

Che cos’è la meditazione?

La necessità di comunicare ha reso necessario codificare in linguaggio dei concetti. Da qui la verbalizzazione dei propri pensieri per creare comunicazione, ma l’uso del linguaggio per descrivere la meditazione non basta.

La meditazione è un’esperienza e come tale tradotta in pensiero prima e verbalizzata a parole dopo, riduce, restringe, sintetizza l’esperienza stessa. Essa è parte dell’esistenza va vissuta personalmente per capirne il significato.

Verbalizzare significa fare un’istantanea di un frammento di vita, ciò crea staticità, restrizione, mentre l’esperienza vissuta con consapevolezza va oltre il tempo e lo spazio.

Detto questo, personalmente definirei il significato di meditazione con: “sentirsi parte del tutto nel momento in cui il tutto lo si percepisce parte integrante del proprio essere, della propria coscienza”.

La meditazione è l’esperienza della beatitudine, della gioia, della serenità, della realtà, è la scoperta della propria essenza.

Quando la consapevolezza coglie l’istante in cui la coscienza è parte dell’esistenza, la meditazione accade.

L’esistenza è in continuo fluire, è trasformazione, e tutto ciò che contiene – umanità compresa – segue lo stesso fluire attraverso le medesime leggi naturali.

La meditazione è pertanto il risultato di una trasformazione graduale attraverso un processo di crescita che rende consapevoli dei meccanismi del proprio essere e della mente.

Cogliere la fragranza della meditazione significa raggiungere il silenzio interiore requisito necessario per ascoltare la melodia della propria essenza.

Lo stadio che precede la meditazione è divenire testimoni distaccati dei propri pensieri attraverso l’osservazione.

La concentrazione ci fornisce il mezzo necessario per arrivare a quello stadio.

Attraverso la concentrazione si prepara il terreno per far crescere la propria consapevolezza.

La concentrazione è utile per divenire silenti al centro, smettere di saltare da un pensiero all’altro e cogliere l’attimo fuggente della non-mente, quel preciso istante in cui si crea un vuoto tra un pensiero e l’altro.

Calarsi in questo spazio rappresenta la realtà vera dove il senso di pace impagabile che ne deriva, fa parte dell’identità della coscienza individuale particella della coscienza universale.

Maggior sforzo e maggiore impegno per ottenere dei risultati tangibili, sono soprattutto determinanti all’inizio del percorso, col tempo tutto diventerà naturale e la consapevolezza riguarderà sempre più il proprio quotidiano.

Così come l’albero ha bisogno dell’acqua per nutrirsi e per crescere, similmente si deve operare la propria trasformazione personale con costanza e perseveranza nell’osservare i meccanismi della propria mente nutrendo di continuo quei processi di mutamento di se stessi per divenire consapevoli degli ostacoli creati dalla mente, rallentando ed arrestando l’inutile e continuo fluire dei pensieri per espandere la propria coscienza fino alla fioritura.

Con la concentrazione l’energia della mente è indirizzata verso un solo oggetto (il proprio respiro, una visualizzazione, un suono…) e il flusso dei pensieri diminuisce.

Trascendere la mente rallentando il flusso dei pensieri e/o modificandone il contenuto porta alla luce la propria essenza; tale è la condizione necessaria perché affiori lo stato della meditazione.

La meditazione non è una tecnica, non è un metodo.

Tuttavia esistono numerose tecniche che possono essere utilizzate al principio del proprio percorso di crescita.

Sono utili per apprendere come cogliere i processi della mente, il continuo flusso dei pensieri e come divenirne testimoni consapevolmente, ma a un certo punto la loro utilità si farà marginale, qualunque tecnica andrà lasciata andare, abbandonata.

La meditazione “accade” nel momento in cui si è al di là della mente immersi nella propria coscienza in comunione con l’esistenza.

Anche la concentrazione costituirà prima o poi un ostacolo, l’ultimo ostacolo prima dell’esperienza della meditazione.

La coscienza deve penetrare nello spazio vuoto che esiste tra un pensiero e l’altro.
I pensieri e le parole sono infiniti, ma lo spazio vuoto, culla del fluire dell’energia dell’esistenza è uno, cogliere questo spazio significa consapevolezza e la meditazione ne è l’esperienza.

Gli effetti della concentrazione sono la realizzazione della dualità di oggetto e soggetto (il proprio essere testimoni), mentre la meditazione è la coscienza che sperimenta senza separazioni l’unione e la fusione in un’unica essenza di colui che osserva e dell’osservato.

Quando si è totali, quando si percepisce la totalità di/in tutte le cose ci si risveglia nella dimensione dell’estasi.

È dunque il distacco, che inizia attraverso l’osservazione della propria mente che porterà consapevolezza e alla scoperta della propria essenza, beatitudine e grande gioia senza confini.

Le prime esperienze con la meditazione possono creare confusione, osservando la mente sembrerà di assistere al traffico di una metropoli nell’ora di punta, mai prima infatti ci si era resi conto degli innumerevoli pensieri che occupano la mente.

Con la pratica della concentrazione in qualità di osservatori divenendo testimoni di ciò che accade senza reprimere e senza giudicare, comincerà ad emergere la consapevolezza.

Divenire consapevoli significa essere presenti, è la consapevolezza che svela la realtà delle cose, porta alla luce ciò che è già dentro se stessi: la propria essenza; celata da una quantità infinita di strati che costituiscono le sovrastrutture di cui il proprio vissuto si è caricato.

La meditazione è consapevolezza, e sedersi in concentrazione un’ora al giorno mentre per le restanti ventitré ore caos e disattenzione regnano sovrani rende impossibile l’esperienza della meditazione.

La meditazione è quindi uno stile di vita.

Le giornate devono arricchirsi sempre più di momenti di consapevolezza nei quali si è presenti nella totalità attimo per attimo. L’attenzione alle abitudini che si sono consolidate nel tempo, porterà chiarezza e la trasformazione di se stessi avrà inizio.

Vivere il qui e ora, essere presenti, svegli… allora l’armonia comincia a fluire e prepara il terreno per far fiorire la meditazione quando ci sediamo per cogliere la beatitudine di cui è fatta la nostra essenza.

Una vita vissuta inconsapevolmente significa una mente proiettata nel passato o nel futuro.

Se consapevolezza vuol dire vivere il presente, il qui e ora; non essere consapevoli significa impiegare la propria energia mentale nel passato, che non esiste più o nel futuro: pura fantascienza.

Così facendo si manca il momento presente, lo stiamo ignorando e non colto l’attimo presente è un pezzo della propria vita sprecato, è solo quando la consapevolezza farà ormai parte della propria esistenza che la meditazione affiorerà spontaneamente in maniera naturale e semplice.

 

Sperimentare pace e gioia nel corso della propria esistenza è l’aspettativa dell’uomo comune.

Essere consapevoli della legge del Karma aiuta ad affrontare la vita con più serenità.

Leggi naturali guidano con precisione matematica l’esistenza secondo schemi dai quali originano cause ed effetti vincolanti per tutto ciò che fa parte dell’esistenza stessa.

Gli effetti della vita conseguenza di cause primarie originarie, avranno il loro inevitabile corso nell’evoluzione complessiva.

Tali effetti seguono una logica precisa dettata dalle regole delle cause che hanno preso precedentemente forma ed il processo innescato deve portare a termine lo scopo per il quale lo stesso ha avuto inizio.

Il sostrato sul quale fluisce tutto ciò che esiste appartiene alla Realtà: essenza, pura energia – Brahman – che involvendosi diviene materia e trascenderla attraverso l’uso di meccanismi contenuti nella natura intrinseca della materia stessa, è il senso della vita che presto o tardi darà i suoi frutti attraverso la realizzazione che porterà nella propria esistenza luce, beatitudine e serenità nonostante i legami con la realtà corporea che limita con i suoi confini definiti.

Dalla vita bisogna comprendere come muoversi attraverso forme che conosciamo ma anche tentare di cogliere ciò che ancora è avvolto da misteri inspiegabili.

L’essenza prima della vita ovvero l’intelligenza suprema dalla quale tutto ha avuto inizio, involvendosi ha permesso l’esistenza stessa di tutte le forme, le quali facendosi carico di scoprire i mezzi necessari all’evoluzione che permetterà il ritorno a casa, ripercorreranno a ritroso il cammino che le condurrà a divenire “Uno” con la coscienza universale.

Nella maggior parte dei casi, l’ego porta l’uomo a desiderare di fare qualcosa di grande nella vita, e quando per soddisfare vane ambizioni cresce l’ostinazione, nonostante la propria individuale e reale natura stia seguendo un processo: effetto di una causa nata per ben altri scopi da quelli desiderati, e ciò nonostante persevera nella direzione diversa, effetti diametralmente opposti a quelli sperati faranno la loro comparsa, provocando sofferenze, delusioni e fallimenti nel corso di tutta la vita.

Tutto quello che deve essere fatto, è solo ciò che è necessario alla propria crescita spirituale.

Il senso della vita è dunque quello di fare esperienza della realtà che conduce all’evoluzione interiore, alla connessione con l’energia primaria insita in tutte le cose esistenti.

Elevarsi spiritualmente significa divenire consapevoli del disegno della creazione: “Lyla Brahman” “il gioco divino”, senza un inizio e senza una fine al quale tutta la creazione partecipa al di là del tempo e dello spazio.

La Coscienza divina involvendosi mediante la vibrazione primordiale “Om” consentì l’origine della materia che avviluppò la coscienza stessa. Questo è “lyla” il gioco del disegno divino della creazione entro il quale tutto si muove dando vita a un meraviglioso progetto di esistenza infinita ed eterna.

Svegliare la propria coscienza in questa verità e portarla per mano lungo il cammino dell’evoluzione spirituale, è lo scopo della vita, atteso di capire quale ruolo ci spetti di interpretare in “Lyla Brahman”.

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